Cattiva scrittura e impugnatura

Problematiche legate a cattiva scrittura e impugnatura del mezzo grafico.

Le fasi che caratterizzano l’evoluzione della scrittura sono tre:

  • Pre-calligrafica: (fino a circa 8 anni), età scolare in cui il bambino apprende e consolida le forme grafiche. Nel primo anno di scuola la scrittura appare tesa per il controllo dei movimenti e la difficoltà nell’eseguirli. In seconda e in particolare in terza elementare il gesto è un po’ più sciolto per progressivo maggiore controllo.
  • Calligrafica: (dai 9 anni, circa) fase in cui il bambino aderisce al modello calligrafico con maggiore scioltezza. Questa fase viene considerata “l’età d’oro” dell’evoluzione della scrittura infantile perché il bambino prova il piacere di scrivere e si sente capace di dare libero sfogo a questa sua nuova e fondamentale acquisita competenza.
  • Post-calligrafica: (periodo della pre-adolescenza) stadio in cui compare una sempre maggiore rapidità esecutiva grazie alla quale la scrittura trova, personalizzandosi, forme semplificative originali. In questa fase viene rimesso in crisi l’equilibrio della fase precedente.
  • Bisogna considerare che elementi diversi dei vari stadi possono coesistere nella stessa grafia e che il periodo cronologico delle varie fasi è indicativo in quanto l’evoluzione della scrittura dipende dallo sviluppo individuale del soggetto: in questo modo un ragazzino può presentare caratteristiche della fase pre-calligrafica pur essendo, per età, in quella calligrafica, o viceversa. Non sempre quindi età cronologica ed età grafo-motoria collimano, come spesso si riscontra nelle scritture con disturbi grafo-motori.

Negli anni ’50 sono state ideate da H. de Gobineau e R. Perron delle scale standardizzate di valutazione per stabilire se la scrittura di un ragazzo è in anticipo, nella norma o in ritardo, rispetto alla media. L’equipe di Ajuriaguerra ha successivamente verificato e riconosciuto l’attendibilità di 30 item tra quelli originariamente utilizzati dai due autori, e li ha suddivisi in due gruppi: gli item relativi alla forma della grafia, che danno origine alla scala “F” e considerano l’aspetto generale della scrittura, l’esecuzione delle lettere e i collegamenti tra loro; e gli items relativi al movimento e quindi alla motricità che nel loro insieme costituiscono la scala M (cfr. S. Lena, Evoluzione della Scrittura, 2008).

L’età grafomotoria viene stabilita rilevando la presenza del fattore misurato da ciascun item su una scala a tre valori (0; 0,5; 1) e moltiplicando ciascun punteggio per un coefficiente di ponderazione il cui valore è diverso per ciascun fattore in relazione alla maggiore o minore diminuzione con l’età.

  • Tutti gli studi che utilizzano sistemi standardizzati di valutazione dello sviluppo grafico confermano come quello delle ragazze è in anticipo rispetto a quello dei ragazzi da 10 mesi a 1 anno.
  • L’istituto grafologico dell’età evolutiva della Scuola di Studi grafologici di Urbino ha condotto una ricerca sull’evoluzione della scrittura dai 6 ai 19 anni.
  • Dai risultati emersi (pubblicati sulla rivista “Scrittura” e nel volume “L’attività grafica in età evolutiva”) si rileva come nel periodo considerato la scrittura presenti in genere la seguente evoluzione:
  • aumento della flessibilità nei tratti curvilinei;
  • diminuzione dell’intensità della pressione dopo la prima elementare
  • aumento delle variazioni ritmiche della pressione con diminuzione nei tratti ascendenti e aumento in quelli discendenti;
  • aumento della nitidezza e della precisione del tratto;
  • diminuzione delle dimensioni della scrittura da 6 a 9 anni;
  • progressivo aumento della rapidità;
  • aumento della regolarità del rigo di base;
  • aumento della presenza delle aste concave a sinistra e delle torsioni pubertarie (aste con concavità accentuata a sinistra) nel periodo che va dai 9 ai 12 anni

Reimpostare l’impugnatura della penna per prevenire problemi quali scoliosi, disfunzioni visive e anche problemi respiratori, dovuti per esempio alla flessione del busto in avanti o a lato mentre si scrive.

 

Ebbene si, impugnare la penna scorrettamente può causare danni per la salute e, se si pensa che quasi certamente questo atteggiamento di scrittura si acquisisce già da bambini con i primi scarabocchi, è agevole pensare che più alte sono le possibilità di avere problemi col tempo. L’impugnatura scorretta dovrebbe essere sempre trattata e risolta non solo quando questa dà origine ad una vera e propria disgrafia, ma anche quando questo disturbo non si manifesta.

Una cattiva impugnatura, infatti, si traduce inevitabilmente in una tensione muscolare a livello della mano e del polso, ma anche del braccio, della spalla, del collo, e questo accumulo di tensioni penalizza la fluidità del gesto grafico, rendendo più faticoso l’atto dello scrivere.

Dal punto di vista osteopatico, ci preme sottolineare infatti che un’impugnatura scorretta che copre  alla vista ciò che scriviamo, costringe lo scrivente a inclinarsi sulla sinistra o sulla destra se mancino, determinando una postura che impedisce al diaframma di muoversi secondo la sua fisiologia, con conseguenti adattamenti respiratori e un accentuarsi degli atteggiamenti scoliotici.

L’impugnatura scorretta della penna incide negativamente anche sulla vista. Un’inclinazione superiore a 20° rispetto alla perpendicolare ideale rischia di provocare una riduzione d’illuminazione maggiore del 12 per cento sull’occhio opposto alla mano di scrittura. Molto comune è scrivere ponendo le dita troppo in basso sulla penna, coprendo la punta. Questo modo di scrivere tende inevitabilmente a nascondere il testo sul foglio, obbligando una rotazione del quaderno a 90 gradi per riuscire a vedere.

Esempi di impugnature disfunzionali

Impugnatura a morso

Flessione verso il palmo di tutte le dita.

Bisogno di aumentare il contatto per ridurre la tensione.

Impugnatura pollice in avanti

E’ il tipo di prensione più diffusa (60%).

Impugnatura pollice interno

Il pollice è flesso a circa 3 cm dalla punta, chiuso all’interno del palmo dall’indice (a volte anche dal medio). La penna viene spinta contro la parte alta della prima falange dell’indice. Presa tipica di chi ha le dita lunghe o di chi è mancino e deve vedere.

Impugnatura a più dita

Nella prensione, oltre al pollice e all’indice, sono coinvolte anche le altre dita. Spesso la pinza avviene tra pollice e medio. Lo strumento grafico si trova così avviluppato e nascosto tra le dita.

Impugnatura troppo in punta (archetto di tensione)

In questo caso le dita coprono la punta della penna.

E’ convinzione comune che determinati atteggiamenti posturali e specifiche soluzioni ergonomiche costituiscano delle variabili importanti nel processo di scrittura, tanto in bambini e adulti a sviluppo tipico, quanto in popolazioni di scolari con importanti disturbi fisici o neurologici. Numerosi studiosi e educatori hanno teorizzato su quale sia la posizione ottimale da assumere mentre si è impegnati a scrivere, sebbene ci siano idee contrastanti su quanto vada effettivamente a influenzare la qualità e/o la velocità della prestazione.

Comunque ,nonostante la scarsa coerenza dei dati scientifici, il buon senso indica che vanno considerate come prestazioni inefficienti quelle in cui la testa poggia sulla mano o in cui il bambino è ricurvo sul tavolo a tal punto che i suoi occhi si trovano a pochi centimetri dal piano di scrittura. La mano che non scrive dovrebbe essere appoggiata sul foglio allo scopo di stabilizzarlo o di modificarne la posizione a seconda delle esigenze del compito, strutturando un contesto adeguato per il movimento della mano dominante. In una condizione ottimale di scrittura, il busto si dovrebbe inclinare leggermente in avanti, con la schiena leggermente staccata dallo schienale d’appoggio, per lavorare comodamente sul piano del banco.

Comunque, nonostante la scarsa coerenza dei dati scientifici, il buon senso indica che vanno considerate come prestazioni inefficienti quelle in cui la testa poggia sulla mano o in cui il bambino è ricurvo sul tavolo a tal punto che i suoi occhi si trovano a pochi centimetri dal piano di scrittura. La mano che non scrive dovrebbe essere appoggiata sul foglio allo scopo di stabilizzarlo o di modificarne la posizione a seconda delle esigenze del compito, strutturando un contesto adeguato per il movimento della mano dominante. In una condizione ottimale di scrittura, il busto si dovrebbe inclinare leggermente in avanti, con la schiena leggermente staccata dallo schienale d’appoggio, per lavorare comodamente sul piano del banco. Spesso i bambini disgrafici assumono la postura scorretta durante i compiti di scrittura, oppure iniziano nella posizione corretta e tendono a modificarla in corso d’opera. Possono ad esempio inclinarsi molto sul tavolo, eseguire movimenti scorretti e poco fluidi del braccio, possono giocherellare con l’altra mano invece di tener fermo il foglio. La scorretta postura durante i compiti di scrittura comporta di solito un affaticamento precoce del bambino.

  • Per identificare un profilo di disgrafia è opportuno somministrare alcuni test per valutare una serie di variabili di natura motoria e percettiva necessarie alla scrittura. In tutte le città italiane esistono i Servizi di Neuropsichiatria Infantile del SSN, al cui interno lavorano medici, psicologi e logopedisti e neuro psicomotricisti in grado di dare una risposta al dubbio di un genitore o un insegnante. La valutazione e la diagnosi di un profilo di disgrafia dovrebbero in ogni caso essere condotte da specialisti sanitari.

Le possibilità di miglioramento sono tanto più alte quanto prima si identifica il Disturbo. Il trattamento consiste solitamente in una rieducazione dei corretti gesti motori associati alla scrittura, considerando anche tutti gli aspetti relativi all’impugnatura della penna e alla postura del corpo. Il trattamento dovrebbe essere condotto da specialisti sanitari.

               Cosa dovrebbe fare la Scuola con gli alunni disgrafici?

In base alla legge 170/2010, che sancisce il diritto per gli alunni con DSA a veder riconosciuta la propria condizione, le Scuole di ogni ordine e grado sono tenute ad attuare specifiche misure compensative e/o dispensative. Il problema degli alunni disgrafici risiede sostanzialmente nel fatto che non riescono a star dietro all’insegnante che detta (per la lentezza della scrittura), oltre a produrre pagine scritte che a volte sono difficilmente interpretabili dall’insegnante. Esistono soluzioni compensative (penne, quaderni con guide ecc…) che aiutano molto il bambino ad orientarsi nello spazio grafico.

Di disgrafia, in Italia, si parla davvero poco, nonostante molte ricerche condotte da grafologi e studiosi ne riscontrino un notevole aumento: secondo alcune statistiche, un’alta percentuale di bambini tra la seconda e la quinta elementare risulta disgrafica (circa il 20%).

Molti disgrafici sono passati da neurologi, logopedisti, psicologi, se non addirittura considerati svogliati, incapaci, diversi: aggettivi ben poco utili e particolarmente dannosi ai fini della crescita personale.

La disgrafia è un disturbo grafomotorio, causato dall’incapacità di riprodurre correttamente segni alfabetici, in corsivo soprattutto, o numerici.

Sono molti gli studenti interessati e tante sono le implicazioni.

Va considerato che la scrittura non è, in Italia, materia di insegnamento. Spesso e volentieri si lascia libertà di esecuzione all’alunno, mostrando semplicemente com’è il grafema, ma non come deve essere eseguito.

   Può sembrare una banale annotazione, ma non lo è affatto. Non va    dato per scontato che un bambino sappia, ad esempio, che gli ovali  vanno eseguiti in senso antiorario, tanto più che scrivere non è una capacità innata, bensì acquisita.

Spesso questo disagio non viene preso in esame, poiché si tende, per lo più, a sostituire la scrittura a mano con l’utilizzo di un computer, o indirizzare il bambino verso lo stampato, cosa che non risolve, ovviamente il problema. Nel primo caso avremo ragazzi frustrati, che si sentiranno diversi tra ragazzi tutti portati ad una normale grafia manuale. Nel secondo caso arriveremo comunque ad avere uno stampato che nel tempo diverrà illeggibile.

Va comunque sottolineato che per lo più i disgrafici hanno una calligrafia illeggibile e mostrano composizioni di lettere irregolari ed inconsistenti. Coloro che riescono a scrivere in modo leggibile sono eccessivamente lenti. Quando questi individui optano per la scrittura in stampatello, come molto spesso accade, i loro scritti diventano il più delle volte un coacervo di lettere grandi e piccole.

  Poiché questo disturbo richiede un eccessivo uso di  energia, resistenza e tempo, vi può essere una interferenza nell’abilità del soggetto ad esprimere un’idea. Gli scritti personali richiedono infatti che lo studente sincronizzi molte funzioni mentali allo stesso tempo: capacità di organizzazione, memoria, attenzione, abilità motorie e molti aspetti dell’abilità linguistica. Una grafia automatica ed accurata diviene il fondamento per questo atto di destrezza dello scrivere a mano. Nella complessità di ricordare come tenere lo strumento e come formare ogni lettera, spesso e volentieri lo studente si scorda del suo pensiero, oltre ad avere un’idiosincrasia per l’atto scrittorio. Ecco perché il disturbo può portare ad uno scarso rendimento, all’incapacità di completare i compiti a casa ed a focalizzare l’attenzione, oltre a creare spesso contrasti per evitare in ogni modo di scrivere.

Un articolo del 5 novembre 2007 su Repubblica affermava che scrivere a mano rende i bambini intelligenti. Il diario delle nostre emozioni è scritto a mano, non sulla tastiera.

Coltivare la scrittura a mano significa dunque dare spazio ad una delle più importanti forme di espressione.

Tuttavia imparare a scrivere viene per lo più dato per scontato, come se fosse una condizione naturale dell’essere umano, quando, in realtà bisogna studiare, imparando una tecnica ed allenando il gesto.

Nulla di più difficile, specialmente per un bambino!

  • E allora perché la disgrafia non è assolutamente conosciuta, non viene considerata spesso come un disturbo, ma accettata o tollerata, dando luogo, spesso e volentieri, a problemi legati non solo ed esclusivamente alla scrittura? Ovviamente la disgrafia dovrebbe essere diagnosticata solamente guardando più quaderni ed elaborati grafici, possibilmente da un rieducatore qualificato. Quest’ultimo, avendo avuto un percorso preparatorio, testerà il soggetto sotto differenti punti di vista, elaborando una strategia per portare il soggetto disgrafico (anche un adulto può essere rieducato) ad avere una grafia più leggibile e fluida.

 

Solo poche generazioni fa, genitori ed insegnanti erano attenti a richiamare i ragazzi a mantenere una postura corretta e ad impugnare correttamente la penna, quando sedevano nei banchi. Il richiamo “Stai diritto e scrivi bene!” era efficace sugli scolari, anche se l’imposizione era un po’ troppo autoritaria. I banchi inclinati facilitavano la posizione e una educazione dell’impugnatura della penna era indotta, dall’uso dei pennini o stilografiche che sporcavano le dita d’inchiostro.

In questi ultimi decenni il concetto di postura corretta è andato sempre affievolendosi benché sia notevolmente aumentato il numero di bambini e adolescenti che frequentano palestre, seguono corsi di educazione fisica, praticano discipline sportive. A casa e a scuola i ragazzi studiano spesso in posizioni inclinate e ravvicinate, impugnando la penna con prese scorrette che coprendo troppo spesso la punta, li obbliga a ruotare il quaderno di 90° per vedere cosa stanno scrivendo.

E’ quindi molto importante educare i bambini sin dalla scuola materna ad una corretta impugnatura, sia per prevenire gli atteggiamenti posturali scorretti, sia per maturare nel tempo un proprio stile di scrittura in corsivo, chiara espressione di autostima e di una propria personalità.

“La postura scorretta, è ben più di un atteggiamento biomeccanico inadeguato. Essa ha dei legami intimi con il nostro mondo interiore e rappresenta ,una componente del nostro comportamento. Questo è anche un motivo per il quale, quando diventa abitudinariamente scorretta è così difficile modificarla. Si può richiamare l’attenzione del bambino e farlo stare in una posizione corretta ma, solo pochi minuti più tardi non appena l’attenzione diminuisce, il bambino torna nella sua posizione scorretta”.

E’ quindi molto importante prevenire gli atteggiamenti posturali scorretti e favorire una corretta impugnatura, piuttosto che affrontare duramente gli adattamenti posturali scorretti, quando sono consolidati da anni. L’educazione, anche se tardiva è comunque possibile, a patto che al ragazzo, siano date validi motivazioni ,per cui debba affrontare un cambiamento così radicale.

Per raggiungere tale obiettivo è necessaria una seria  riprogrammazione  posturale fatta di esercizi mirati e  di materiali didattici  idonei , ma  è d’obbligo l’impegno di sorveglianza e richiamo dei genitori, con la richiesta di estenderlo se possibile al corpo insegnante.

 

Il coinvolgimento degli insegnanti sin dalla scuola materna è importantissimo, per il ruolo formativo che rivestono nell’arco della giornata di studio dello  studente. Il possibile intervento del genitore è ormai limitato a poche ore serali, sicuramente non sufficienti a incidere concretamente sullo sviluppo visivo del bambino.

Una postura corretta è fondamentale per un buon controllo motorio durante la scrittura. Una seduta comoda ,con i piedi ben piantati a terra, il tronco stabile, le spalle aperte, le braccia saldamente appoggiate al piano di scrittura e la testa tenuta alla giusta distanza dal foglio per non stressare la vista, sono abitudini da instaurare da piccoli.

Tuttavia, chi ha difficoltà motorie nella scrittura spesso non mostra un buon controllo posturale perciò bisogna intervenire in tal senso ,prima di iniziare qualsiasi attività di scrittura.

Talvolta è sufficiente migliorare o compensare le difficoltà di prensione per osservare automaticamente un miglioramento nella postura generale della persona, mentre in altri casi occorrono degli accorgimenti mirati.

Innanzitutto, nella scelta degli arredi per una classe, la camera dei figli o la sede adibita ad attività di recupero per difficoltà di scrittura, sarebbe auspicabile scegliere sedie con poggiapiedi e scrivanie con un piano inclinabile, entrambe regolabili in altezza in alternativa ,un tavolo tradizionale con una sedia fissa, di dimensioni proporzionate all’altezza del bambino, un poggiapiedi di plastica o di legno e un piano inclinato costruito artigianalmente potrebbero ugualmente offrire una seduta stabile e comoda. Un piano inclinato di 20 gradi permette un buon appoggio dell’avambraccio , facile mobilità del gomito e una buona visuale di ciò che si scrive, senza dover inchinare il busto o tenere la faccia troppo vicina , esso è particolarmente indicato per chi scrive tenendo la mano a uncino sopra la riga di scrittura.

Tenendo conto della corretta postura da mantenere durante la scrittura, è importante rimarcare le esigenze diverse di una persona destrimane rispetto a una sinistrorsa, la scrittura alfabetica occidentale che procede da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso, non facilitano chi scrive con la sinistra.

La persona sinistrorsa, scrivendo nel verso imposto copre con la propria mano il suo lavoro, impedendo così un buon controllo visivo del suo operato.

In qualsivoglia situazione, sarà sempre importante ottenere la massima visibilità di ciò che si scrive, mantenendo la mano sotto la riga di scrittura e inclinare il foglio piuttosto che avvicinarsi troppo alla pagina con la testa eccessivamente inclinata di lato, forzando una visione asimmetrica durante la  scrittura.

E’ interessante notare che i bambini più giovani tendono a non adattare la posizione del foglio o del quaderno alle proprie necessità, bensì a modificare la posizione del proprio corpo, talvolta stando in ginocchio per scrivere in alto, oppure contorcendosi con la testa quasi sul banco per vedere ciò che fanno.

E’ importante quindi stimolare la consapevolezza del rapporto causa-effetto tra postura , posizione del foglio, visibilità e qualità della scrittura , senza dare per scontato un apprendimento implicito.